Senegal, un modello democratico in crisi

di claudia
manifestazione

di Céline Camoin

Il Senegal non è più il modello di democrazia di una volta. Un quadro molto cupo e preoccupante emerge dal rapporto del think-tank Afrikajom Center reso noto nei giorni scorsi. Il documento, il primo nel suo genere prodotto dal centro studi senegalese, afferma che la governance democratica in Senegal ha subito un notevole declino da oltre un decennio.

I malfunzionamenti sono molteplici, secondo l’analisi del centro fondato da Alioune Tine. La governance ha subito un deterioramento nella gestione trasparente delle elezioni, con tensioni e violenze politiche su questioni relative all’eleggibilità dei candidati alle elezioni legislative e alle elezioni presidenziali. Il capo dello Stato Macky Sall mantiene riserve sulla sua possibile candidatura a un terzo mandato presidenziale, affermando può comunque candidarsi. Per Afrikajom Center, “questa situazione crea una reale incertezza sulla questione dell’eleggibilità dei candidati, fattore di disagio, tensione, violenza politica ricorrente”. Il problema causato dalla postura del capo dello Stato, “non risiede nel testo ma è merito della parola presidenziale”. Afrikajom Center giudica che “il Senegal sta attualmente attraversando la crisi democratica più grave e complessa, della sua storia politica e della sua storia elettorale, dai tempi di François Carpot e Blaise Diagne nel 1914”. Secondo il documento, “in tema di democrazia e soprattutto di alternanza di elezioni trasparenti e democratiche, interrogativi, dubbi e diffidenze sono oggi le cose più condivise dall’opinione pubblica”.

L’impunità per i crimini economici che i tribunali e i meccanismi di regolamentazione senegalesi non sono in grado di risolvere, quando si tratta di atti commessi da membri della coalizione di governo, è una vera sfida in Senegal.

La giustizia ha inoltre perso credibilità, visti i legami strutturali che sottopongono l’istituzione giudiziaria e i suoi principali attori a un potere esecutivo sempre meno neutrale e sempre più politicizzato. Per Afrikajom Center, “la giustizia senegalese ha perso credibilità e sono necessarie riforme affinché la maggioranza dei giudici, di riconosciuta competenza oltre i nostri confini, possa lavorare in completa indipendenza”.

Afrikajom lancia l’allarme per la repressione delle manifestazioni. L’organizzazione osserva che i diritti umani e le libertà fondamentali sono sempre più minacciati. “La libertà di manifestare, che avrebbe dovuto essere naturale o addirittura incoraggiata in vista delle elezioni legislative o presidenziali, diventa un vero banco di prova”. Il rapporto Afrikajom deplora anche il fatto che “le manifestazioni sono spesso vietate o addirittura represse dalle Forze di Difesa e Sicurezza, con l’avvicinarsi delle elezioni”. Afrikajom nota e si rammarica “per la brutalità e la facilità con cui vengono tagliati i segnali televisivi critici nei confronti del governo, ma anche per i pretesti usati dal governo senegalese per arrestare, detenere e imprigionare giornalisti per aver scritto o trasmesso opinioni dissenzienti”.

Allo stesso modo, si legge nel rapporto, “la libertà di espressione in Senegal è limitata da disposizioni restrittive del Codice della stampa del 2017 e del Codice penale che continua a punire questi reati e aumenta persino le pene detentive massime e le multe per questi reati”.

Non hanno tardato ad arrivare nelle ultime ore le reazioni del governo senegalese a questo critico rapporto. “È una relazione che manca di obiettività, imparzialità e, in ultima analisi, manca di professionismo. Il rapporto manca di prospettiva, distanza e neutralità. Quando si prepara un rapporto sullo stato di diritto in un Paese, si deve avere un atteggiamento di imparzialità, obiettività e neutralità”, ha commentato il ministro della Giustizia, Ismaila Madior Fall. Il ministro sostiene che l’intero documento si limita a prendere posizioni partigiane, attaccare il potere, difendere i leader dell’opposizione.

Abdou Karim Fofana, ministro del Commercio e portavoce del governo,  afferma invece che “l’unica novità in questo rapporto di Alioune Tine è che finalmente riconosce che (Ousmane) Sonko ha un progetto insurrezionale che non ha mai condannato”. Su Twitter, Fofana dice che “tutto ciò che il presidente dell’Afrikajom Center denuncia nel rapporto deriva da questo progetto eversivo e insurrezionale che lo Stato deve affrontare”.

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